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Visita del sommoapostolo Jean-Luc Schneider a Trebaseleghe

22.04.2018

Diciannove anni. Tanto ha atteso la comunità di Trebaseleghe per rivivere la gioia provata il 19 settembre 1999 con la visita del Sommoapostolo Richard Fehr.
 
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Quella del 22 aprile 2018 è stata una domenica da ricordare per i fratelli e le sorelle del distretto Italia Nord-Est: la visita della guida della Chiesa Neo-Apostolica internazionale, il sommoapostolo Jean-Luc Schneider, che ha portato una ventata di gioia ed entusiasmo in tutti i presenti, fisicamente e non. Il servizio divino infatti è stato trasmesso via satellite nelle comunità in Italia, Spagna, Ticino e Zurigo-Seebach (per le comunità italiane e spagnole), i quali hanno potuto ascoltare il servire all’altare del sommoapostolo con la medesima partecipazione.

Vista la limitata capienza della chiesa di Trebaseleghe, l’accesso era garantito solo presentando un biglietto d’invito. I 208 presenti, tra cui il vicesindaco del comune di Trebaseleghe, hanno riempito l’edificio in ogni suo posto a sedere, davanti ad un altare magnificamente ornato da una corona di fiori. La trepidante attesa per l’inizio del servizio divino è stata accompagnata dalle prove del coro, composto da cantori adulti e bambini, che ha magistralmente fatto da cornice alle parole del sommoapostolo, accolto all’arrivo in chiesa assieme agli altri ministri, da due ali di giovani e bambini festanti che cantavano l’inno Joy in my heart.

Il servizio divino è cominciato con l’inno cantato dal coro “Sommo Dio, noi ti lodiam” la cui prima parte è stata rivisitata in una versione francese in onore della nazionalità del sommoapostolo. Tale accorgimento ha scaturito la sua reazione divertita ed emozionata allo stesso tempo, tanto da fargli dire “voi mi cantate un inno in francese e io non conosco nemmeno una parola di italiano!”

La cosa più importante
La parola a base del servizio divino è tratta dal Vangelo di Luca 24, 27: “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano”. Il sommoapostolo, affiancato durante tutto il culto da un traduttore in lingua italiana, ha iniziato il suo servire dicendo: “Cari fratelli e sorelle, oggi non sapevo come cominciare, allora mi sono rivolto a Dio chiedendogli cosa volesse dire ai suoi figlioli, e così mi sono detto: di’ loro la cosa più importante, di percepire l’amore del Signore così com’è, un amore senza preclusioni, un amore perfetto.”

Il suo servire è continuato con una riflessione sulla situazione delle comunità italiane e sul limitato numero di fedeli. “Domenica prossima sarò in Zambia e al servizio divino saranno presenti centinaia di migliaia di persone. La domanda che sorge spontanea è: “come mai non c’è lo stesso successo qui in Italia?”. La risposta è che la benedizione di Dio non si misura nel numero di fedeli, ma come ognuno di noi fa ciò che Dio richiede. Non dobbiamo temere, il Signore possiede tutto nella sua mano, tutto fa parte del suo piano di redenzione, un piano perfetto. Cristo disse: “Dove due o tre si riuniranno nel mio nome, io sarò in mezzo a loro.”

Somigliare a Cristo
In seguito ha aggiunto che per essere dei veri neo-apostolici dobbiamo essere testimoni del Vangelo di Cristo, dimostrare di essere figli di Dio sempre e dovunque. Siamo tutti dei peccatori, il Signore conosce la nostra natura umana, ma l’obiettivo di ognuno deve essere quello di assimilare l’indole di Cristo per assomigliare il più possibile a lui. La domanda che dobbiamo porci davanti alle situazione difficili che incontriamo lungo il nostro cammino di fede è: “cosa farebbe Gesù al mio posto in questo momento?” e così agire di conseguenza, pur consci dei nostri limiti. Nonostante ciò il sommoapostolo ha anche sottolineato come chi agisce nel nome di Dio, verrà perseguitato, riceverà tentazioni dal demonio, il quale non accetta la nostra fedeltà al Signore. Tuttavia non dobbiamo preoccuparci, perché lui è con noi, ci ama di un amore incommensurabile, e la sua benedizione ricade sui figlioli che testimoniano della sua gloria.

Ricollegandosi al testo biblico egli ha evidenziato come i due discepoli che camminavano sulla via di Emmaus, incontrato Gesù dopo la resurrezione, non lo riconobbero. Cristo allora, messosi in cammino in mezzo a loro, iniziò a conversare con i due, i quali, scambiandolo per un forestiero, gli chiesero se avesse saputo della crocifissione di Gesù, e del fatto che alcune donne, andate al sepolcro tre giorni dopo, non trovarono il corpo, ma degli angeli che annunciavano che Gesù vive. I discepoli increduli per le parole delle donne, andarono di persona ad accertarsi del fatto al sepolcro, e confermarono l’assenza del corpo. Gesù, ascoltate queste parole li rimproverò e li istruì secondo le Scritture del Padre suo. Come per i discepoli del tempo, Cristo è vivo, è presente in mezzo a noi, ci istruisce sulla volontà di Dio, e la massima vicinanza con lui la percepiamo attraverso la Santa Cena e la remissione dei peccati.

Leggere la Bibbia
Gesù non è presente fisicamente ma emana il suo amore per mezzo della Sacra Scrittura e degli apostoli viventi che compiranno la sua Opera fino all’ultimo tempo. Da ciò nasce l’esortazione del sommoapostolo a leggere la Bibbia per rafforzare la nostra fede, per avere sicurezza in Cristo, per respingere gli “attacchi del demonio” e per beneficiare della parola che l’apostolato elargisce durante i servizi divini.

Un servizio divino non inizia col canto iniziale e non termina con il canto finale della comunità: esso va coltivato prima e dopo. Prima, leggendo la Bibbia, che ci permette di preparare la nostra anima alla ricezione della parola portata dallo Spirito Santo; dopo, mettendo in pratica ciò che ci è stato servito dall’altare. Il motto che il Sommoapostolo ci suggerisce di far nostro è “Io voglio assomigliare a Cristo! Io voglio essere in comunione con Cristo!”

Per spiegare quest’ultimo punto è stata citata una frase di Gesù in punto di morte, il quale nella sua preghiera più intima al padre disse, “lascia che sia uno solo”, riferendosi a tutti i figlioli di Dio. Egli vuole che ci occupiamo di avere comunione con lui, che siamo uniti nel suo nome.

L’apostolo Bauer dalla Germania del Sud, ha in seguito sottolineato come non tutto il piano di Dio si può comprendere, ma nonostante ciò, quando accade qualcosa di diverso da quello che ci aspettiamo, è perché Dio sta provando la nostra fede, ed è proprio dopo aver superato questo passo che la nostra fiducia in lui aumenta. Dopo di lui è stata la volta dell’apostolo Opdenplatz dalla Germania dell’Ovest. Egli si è soffermato su come l’inno cantato in francese dal coro abbia metaforicamente appiccato il fuoco della gioia e della comunione fraterna, ricollegando ciò al modo in cui dovremmo attendere la massima gioia che mai proveremo, il ritorno di Cristo “con fuoco.”

La Santa Cena per la comunità è stata seguita da un momento estremamente toccante, la Santa Cena per i defunti, accompagnata da un’incantevole duetto di voci femminili tra la commozione generale dei presenti e del Sommoapostolo stesso.

La frase “oggi mi sono sentito davvero a casa” con cui ha concluso il servizio divino dimostra come Dio sia sempre in mezzo a noi e come l’amore di Dio trionfi sempre. Al termine degli ultimi inni cantati dal coro, il sommoapostolo e gli altri ministri si sono concessi ai saluti dei fedeli e alle foto di rito prima di ripartire alla volta dell’aeroporto.

Luca Marin